Nelle indagini riguardanti siti archeologici è fondamentale l'analisi dei materiali utilizzati.
Nei siti archeologici d'età romana spesso troviamo l'utilizzo di marmi.
L'uso del taglio del marmo in lastre ( crustae ) è di origine orientale: Mausolo di Caria e Menandro, satrapo della stessa regione, sarebbero stati i primi nel IV secolo a.C. ad adoperare lastre di marmo per foderare le pareti dei loro palazzi. Ad introdurre in Roma fu Mamurra, prefetto dei genieri di Cesare in Gallia, che rivestì le pareti della sua casa sul Celio di marmi policromi.
La fortuna delle crustae fu enorme e ben presto dalle semplici lastre si passò agli intarsi marmorei. L'uso di questi ultimi fu tanto esteso da indurre Plinio nella Storia Naturale a sostenere che ciò fu la causa del declino della pittura: "[La pittura] ora però è stata soppiantata completamente dai marmi e persino dall'oro al punto che non solo tutte quante le pareti sono ricoperte, ma si hanno anche marmi intarsiati e rivestimenti marmorei a forma di mosaico che rappresentano cose e animali". Quest'ultima frase è un riferimento all'opus sectile, ossia all'arte di intarsiare le lastre di marmo, commettendole in modo tale da ottenere motivi geometrici o figurati. Tale tecnica si afferma definitivamente nel I secolo d.C. ed è usata fio alla tarda antichità.
Le cave dei marmi più importanti erano generalmente di proprietà imperiale e i materiali da esse estratti erano riservati a uso dell'imperatore e solo in parte immessi sul mercato. Innumerevoli sono le qualità dei marmi, non solo colorati ma anche bianchi, provenienti da cave sparse per tutto il vasto territorio sotto il dominio di Roma.
Ecco alcuni dei marmi più diffusi nel II secolo d.C.:
Cipollino ( marmor carystium ): così denominato per la sua tendenza a sfogliarsi come, appunto, una cipolla, è caratterizzato da venature micacee che creano suggestive macchie dal verde pallido al verde scuro sulla superficie bianca. Le cave erano in Grecia, vicino Carystium in Eubea. | |
Giallo antico ( marmor numidicum ): è uno dei marmi più diffusi in Roma antica. Se ne distinguono due varietà: il giallo antico monocromo, di colore compatto con sfumature che vanno dal giallo o rosa pallido al rosa più acceso, e il giallo antico sbrecciato dove macchie gialle spiccano su un fondo rosso brunastro. Le cave erano in Numidia, l'odierna Tunisia. | |
Africano ( marmor luculleum ): il nome moderno è probabilmente dovuto al fondo molto scuro di questo marmo, mentre quello antico deriva da Lucio Licinio Lucullo che per primo li aveva introdotto in Roma nel I secolo a.C.. La sua superficie nera è variegata da venature e macchie di dimensioni variabili che vanno dal bianco, al giallo, al verde, al rosa acceso. Le cave erano a Teos (Turchia). | |
Granito: ne esistono molte varietà. In linea di massima il fondo, che può essere bianco ma anche di altri colori a seconda dei tipi, è picchiettato di macchie nere o anche di altri colori. La maggior parte dei graniti proviene da cave egiziane. | |
Tasio: caratterizzato da una grana grossa con cristalli traslucidi, è un marmo bianco in cui vengono particolarmente esaltate la lucentezza e luminosità. Le cave erano nell'isola di Thasos (Grecia). | |
Marmo di Carrara ( marmor lunense ): è un marmo bianco a grana fina, estremamente diffuso nelle opere architettoniche. Le sue cave, aperte nel I secolo a.C., erano situate nel territorio dell'antica Luni. |
Altri marmi sono:
Greco scritto: marmo bianco caratterizzato da screziature azzurrine e da picchiettature che nella forma possono ricordare dei caratteri alfabetici. Il nome moderno deriva da quest'ultima caratteristica. Le cave erano presso Ippona, l'odierna Annaba, in Algeria. |
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Rosso antico ( marmor taenarium ): marmo di colore rosso, che può variare da toni rosati a quelli più accesi, a volte presenta la superficie chiazzata di macchie bianche. Usato anche nella scultura a tutto tondo soprattutto per soggetti dionisiaci. Proviene da Capo Matapan, l'antico promontorio del Tenaro, in Grecia. |
Ulteriori varietà di marmo sono:
Serpentino ( marmor lacedaemonium ): chiamato anche porfido verde di Grecia, è un marmo dal fondo verde con macchie di forma irregolare di un verde più chiaro. Il nome serpentino sembra sia dovuto ad una certa somiglianza dei disegni della sua superficie con le scaglie della pelle dei serpenti. Veniva cavato in Grecia, vicino Sparta. |
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Porfido ( porphyrites ): il fondo di questo marmo è di un rosso molto scuro picchiettato di piccole macchie che possono essere bianche ma anche rosa pallido. Il porfido è il marmo imperiale per eccellenza, tanto da divenire sotto Diocleziano ( 284 - 305 d.C) di uso esclusivo dell'imperatore. Le cave erano in Egitto, sul Mons Porphyrites. |
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Pavonazzetto ( marmor phrygium ): marmo di fondo bianco percorso da venature e macchie che possono andare dal rosso violaceo al viola più scuro. Le cave erano in Turchia, nell'antica regione della Frigia. |
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Verde antico ( marmor thessalicum ): marmo di fondo prevalentemente verde chiaro, presenta macchie di un verde più scuro, che a volte può volgere quasi al nero, a cui si mescolano macchie bianche. Veniva chiamato in Grecia, nella regione della Tessaglia. |
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Fior di pesco ( marmor chalcidicum ): la superficie di questo marmo si presenta generalmente ricca di colori disposti in venature intrecciate, che vanno dal rosso al rosa carico, dal bianco al violetto. Il nome moderno deriva ovviamente dalla sfumatura di colore prevalente in questo marmo. Le cave erano in Grecia, vicino ad Eretria in Eubea. |
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Portasanta: è uno dei più importanti marmi di epoca romana. È un marmo sbrecciato che può presentarsi sotto svariati aspetti: in prevalenza si presenta con venature bianche o rosse e macchie rosa, brune o giallo aranciato. Il nome deriva dal fatto che di questo marmo sono fatti gli stipiti della Porta Santa di San Pietro in Vaticano. Le cave erano nell'isola greca di Chios. |