Il mausoleo di S. Costanza è uno dei caposaldi dell'architettura tardoantica. Fra i primi esempi conservati (insieme al Battistero Lateranense) di edificio cristiano a pianta centrale con ambulacro. Derivato da modelli romani di templi e mausolei, ninfei, (il Pantheon, il Mausoleo di Augusto, il cosiddetto tempio di Minerva Medica) deve la caratteristica più innovativa - i due spazi circolari concentrici - a un edificio di poco precedente destinato ad influenzare l'architettura medioevale: il Martyrium del Santo Sepolcro eretto a Gerusalemme da Costantino e dalla madre Elena.
Pur essendo in parte privato del suo primitivo splendore, conserva tuttora un'imponenza ed un fascino straordinari, che peraltro ne fanno uno dei luoghi preferiti dalle coppie romane per i matrimoni religiosi.
Fu eretto agli inizi del IV secolo da Costantina (o Costanza), figlia di Costantino, a ridosso della grande basilica cimiteriale da lei fatta realizzare presso il cimitero sotterraneo ove era sepolta la martire Agnese, di cui Costantina stessa era una devota, anche a causa di una guarigione attribuita alla santa.
Un esempio simile - di integrazione tra mausoleo e basilica in epoca costantiniana - è costituito dal mausoleo di Elena (madre di Costantino) - l'attuale Tor Pignattara - realizzato a ridosso della basilica costantiniana dei SS. Marcellino e Pietro sulla via Labicana, oggi via Casilina.
L'edificio era strettamente integrato con la basilica. Il nartece (1) che ne costituisce l'ingresso, absidato ai lati, si innestava sulla navata laterale della basilica e pertanto il mausoleo veniva a trovarsi trasversalmente in asse con la basilica stessa.
L'interno è costituito da una rotonda circolare (2) coperta a cupola, circondata da un deambulatorio (3), e da esso separata da 12 coppie di colonne di granito, tutte di spoglio, cioè ricavate da un precedente edificio di epoca romana. I capitelli delle colonne sono legati fra loro due a due da tronchi di architrave (pulvini) disposti in senso radiale, così da creare moti centrifughi e centripeti che accompagnano dalla penombra dell'ambulacro al luminoso spazio centrale.
La cupola dell'ambiente centrale - avente 22,50 m di diametro - venne realizzata con una tecnica costruttiva tipicamente romana, composta di nervature meridiane e solidi archi in mattoni, che ingabbiano la concrezione di tufo e pietra pomice.
All'interno la cupola era ricoperta di mosaici, oggi scomparsi, e le pareti sottostanti erano dotate di un sontuoso rivestimento marmoreo in opus sectile (cioè a tarsia), di cui oggi non ci rimangono che alcuni disegni, come testimonianze.
A fianco, l'interno di S. Costanza nel 1538-39 (Francisco de Hollanda, Escorial)
Fu Urbano VIII (1623-1644) ad elimiare i rivestimenti, a causa di una minaccia di crollo. Rimangono comunque i 12 finestroni centinati che illuminano l'edificio nella sua parte centrale, conferendogli quel dinamismo da cui deriva in buona parte del fascino dell'edificio.L'ambulacro è coperto con una volta a botte, decorata da magnifici mosaici del IV secolo, che alternano motivi geometrici, scene di vendemmia, ritratti inseriti in clipei, fra cui si potrebbero riconoscere, rispettivamente a sinistra e a destra della nicchia frontale, Costantina e il primo marito Annibaliano, re del Ponto. Tipico caso di adattamento di temi pagani alla tradizione cristiana, hanno fatto sì che il mausoleo venisse a lungo identificato con il tempio di Bacco. Il ritmo delle pareti laterali è scandito da numerose nicchie.
Le quattro nicchie in corrispondenza dei quattro assi sono di dimensioni maggiori: di forma rettangolare le due sull'asse longitudinale, semicircolari quelle sull'asse trasversali. I corrispondenti spazi tra le doppie colonne (intercolumni) sono più larghi e più alti degli altri: in questo modo viene a crearsi uno schema tipologico a croce inscritto in una circonferenza. La nicchia rettangolare opposta all'entrata (4) ospitava il sarcofago di Costantina in porfido rosso (il marmo riservato alla famiglia imperiale) decorato con motivi cristiani che riprendono i temi della decorazione musiva dell'ambulacro. Il sarcofago è conservato dalla fine del '700 nei Musei Vaticani; al suo posto è collocata una copia in gesso.
Nelle due nicchie maggiori poste al centro delle curve laterali, due scene a mosaico della fine del IV secolo testimoniano il primato della chiesa di Roma sulla cristianità: la Consegna delle chiavi e la Consegna del rotolo della Legge a S.Pietro.
All'esterno dell'ambulacro correva un'altro ambulacro colonnato, oggi scomparso. Nel complesso quindi questo edificio, assieme alla basilica cui era annesso, riflette le caratteristiche salienti dell'architettura costantiniana: grandiosità, semplicità della pianta e dell'esterno, sfarzosità all'interno. (Krautheimer)
La costruzione del mausoleo, secondo studi recenti, sarebbe avvenuta in due fasi: una tra tra il 337 ed il 351 d.C. - nel periodo di vedovanza di Costantina - e l'altra dopo la sua morte, ma comunque entro il 361. Successivamente fu sepolta nel mausoleo anche Elena, altra figlia di Costantino.
Il mausoleo divenne in seguito battistero della basilica di S. Agnese, sorta nel VII secolo. La tipologia a pianta centrale si adattava in modo particolare a tale destinazione d'uso, come ormai a quel tempo voleva la tradizione, anche se non tutti gli studiosi sono concordi con questa destinazione d'uso.
Nel 1254 l'edificio fu trasformato in chiesa, intitolata a S. Costanza. Ma è sin dall'alto medioevo che Costanza (altro nome attribuito a Costantina figlia di Constantino) veniva arbitrariamente identificata come una martire, e quindi appellata come santa. Del resto già nell'835 il Liber pontificalis designava per il mausoleo come Aecclesia Sanctae Costantiae. Tale ambiguità è un tratto caratteristico dell'edificio, che nelle sue forme architettoniche si rifà prevalentemente a modelli pagani di templi e sepolcri.
Nel 1620 il cardinale Fabrizio Veralli fece eliminare definitivamente la decorazione musiva della cupola (splendida, secondo le testimonianze iconografiche che ci sono giunte), già da tempo in pessimo stato di conservazione, sostituendola con modesti affreschi.
La credenza - tipicamente umanista - secondo la quale l'edificio doveva essere un tempio dedicato a Bacco, fece sì che esso divenne, nel XVII secolo, un ritrovo di artisti fiamminghi, riuniti in un'associazione chiamata Bentvogels (uccelli della banda). In occasione dell'ammissione di un nuovo membro nell'associazione, si celebrava una "festa del battesimo": dopo aver fatto bagordi per tutta la notte, all'alba i bentvogels si recavano al cosiddetto Sepolcro di Bacco (cioè il sepolcro di porfido che si trova all'interno del mausoleo), per un'ultima libagione. Molti dei loro nomi sono rimasti amcora incisi sugli affreschi delle nicchie.
Nel 1720 Clemente XI proibì quest'uso paganeggiante dell'edificio.
Nel corso di una campagna di scavi nella zona occidentale del nartece e nell'esedra ovest del mausoleo (Stanley, 1992), sono state trovate numerose tombe d'età tardoantica e medievale, tra cui due "sepolture privilegiate". Inoltre sono stati rinvenuti resti di una struttura triconca, che faceva parte che faceva parte dell'originario impianto della basilica cimiteriale, databile tra il 340 e il 350 d.C.
(per le strutture triconche, consulta questa pagina).
L'ipotesi formulata è che l'edificio svolgesse la funzione di martyrium per la venerazione di S. Agnese, e che di conseguenza Costanza sarebbe stata sepolta altrove: per l'esattezza, in una struttura absidata al centro della basilica costantiniana.
Vedi anche: Fusco.