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Il termine martire, che
deriva dal greco mártys,
significa propriamente ‘testimone’,
e in questo senso è usato
negli scritti del Nuovo Testamento.
Il
plurale martyres vi designa
una particolare categoria di
testimoni, gli apostoli,
che rendono testimonianza
della vita e delle opere di Gesù
di Nazaret, e in primo luogo
della sua morte e risurrezione
come elementi fondanti della
nuova religione cristiana (Atti,
I, 22). Gesù stesso, durante
la sua attività predicatrice,
aveva esplicitamente esortato
i suoi discepoli a questa testimonianza,
senza nascondere loro che essa
era destinata ad incontrare opposizioni
violente, e aveva promesso, nei
momenti di maggiore difficoltà,
l’assistenza dello spirito santo
(Marco, 10, 17-20; Luca,
12, 11-12; Giovanni, 15,
26-27).
A partire dal sec. II d. C.,
il termine acquisisce un significato
nuovo e designa il cristiano
che ha reso pubblicamente testimonianza
della propria fede in Gesù
Cristo, soffrendo e morendo per
essa. Colui che rende una
testimonianza non cruenta sarà
chiamato invece "confessore".
La figura del martire godette
nella chiesa antica di una considerazione
particolare. Egli era il cristiano
perfetto, il vero discepolo
di Cristo, disposto a seguirlo
e ad imitarlo fino al sacrificio
supremo. Secondo la promessa
evangelica, il martire era depositario
dello spirito santo.
La
sua morte era preceduta
da visioni, dove egli
pregustava la salvezza e la gloria
che si apprestava a conseguire.
Il martirio aveva valore espiatorio
e cancellava i peccati di chi
lo subiva (il cosiddetto battesimo
"di sangue": cfr. Tertulliano,
De baptismate, 16). Il
martire intercedeva per i
vivi presso Dio e li aiutava
a respingere gli attacchi delle
potenze demoniache.
Sulla
base di questi elementi dottrinali,
si sviluppò ben presto
un vero e proprio culto dei
martiri, con la celebrazione
dell’eucaristia nell’anniversario
della loro morte. L’epoca
classica dei martiri nella
storia della chiesa cristiana
è quella dei primi
tre secoli, quando il cristianesimo
era soggetto alle persecuzioni
da parte dell’autorità
romana. Più tardi, il
martirio sarà progressivamente
interpretato in senso sempre
più spirituale e si incarnerà
nell’ideale monastico,
designando l’ascesi quotidiana
cui dovrà sottoporsi il
cristiano per rendersi degno
di conseguire la salvezza.
Il testo, cui sono stati
aggiunti i neretti e le interruzioni
di paragrafo, è tratto
dal Dizionario delle religioni,
Einaudi, Torino, 1993

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